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«Le ho mai parlato per la mia grande passione per i passeggini da neonato, caro amico?»
«Lei è uno sporco criminale, Grothe. Stiamo camminando da ore con uno zaino da quaranta chili. Nello zaino ci sono solo sassi, come lei sa bene. Anelo una goccia d'acqua.»
«Daccordo, daccordo, l'acqua. Ma i passeggini? Mi dica se le ho mai parlato dei passeggini.»
«Sa che potrei ucciderla, Grothe? Mi basterebbe liberarmi dello zaino, afferrare quella bottiglia rotta e saltarle al collo. La spiaggia è deserta.»
«I passeggini, caro amico, i passeggini!»
«No, non mi ha mai parlato della sua passione per i passeggini da neonato.»
«E non gliene parlerò mai, caro amico. Non ho affatto intenzione di coinvolgerla nei miei affari privati. Sa di cosa le parlerò, invece stamane? Di danaro.»
«Lei non ha danaro, Grothe. E' nella lista dei cattivi pagatori da più di vent'anni e sopravvive grazie al furto, al raggiro di vecchie signore e fingendosi mendicante. Lei non ha titolo per parlarmi di danaro.»
«E qui si sbaglia di grosso, mio caro amico. Io sono stato per diversi anni ministro dell'economia.»
«Realmente? Beh, ne sono lieto. Ci vorrebbero molte personalità come lei nei governi, Grothe. Lei ha retto il suo dicastero in modo impeccabile, lo ricordo perfettamente.»
«Nel tempo in cui io fui ministro lei aveva appena quattordici mesi, mio caro amico.»
«Certo, ma ricordo tutto perfettamente. Lei fu un premier impeccabile con delega all'ecomomia.»
«E' vero. Fui anche il primo premier donna.»
«Lo ricordo perfettamente e, mi lasci aggiungere, lo ricordo con estremo piacere: lei fu il primo premier donna a dichiararsi non solo premier e ministro dell'economia, ma anche vice-premier, viceministro dell'economia, vice-donna e uomo curioso che si aggirava nei pressi del parlamento nonché antagonista dell'uomo curioso. Poi si definì antagonista del parlamento, parlamento stesso e, infine, ebbe il coraggio di dichiarare che non sapesse neppure cosa fosse un parlamento.»
«Sa una cosa, caro amico? Non credo di avere mai in alcun modo esercitato la carica di ministro dell'economia. Benché, peraltro, mi intenda profondamente di economia. Mi ricordo di essermi finto ministro dell'economia all'ingresso di alcuni locali di lusso per guadagnare l'entrata. Ma finto, solo finto, caro amico.»
«Eppure, nella sua autobiografia lei cita ripetutamente la sua esperienza politica di governo.»
«Ho scritto una autobiografia? Davvero? Mi lasci dire che la notizia è inaspettata.»
«Ma, carissimo, lei non solo ha scritto la sua autobiografia, ma l'ha anche interpretata a teatro, in un cortometraggio e ne ha inghiottite diverse copie stando in equilibrio su uno sgabello per scommessa.»
«Certo, ricordo perfettamente questo fatto dello sgabello, nonché la piéce teatrale. Ricordo perfettamente che non si trattava di me. »
«Ma non si era convenuto di parlare di economia? »
«No, assolutamente. »
«Tuttavia... »
«Chiariamo anzitutto un punto fondamentale, mio caro amico: io non so assolutamente cosa significhi la parola “economia”. Tuttavia le parlerò di danaro. Le parlerò diffusamente della crisi economica presente, delle sue cause, di utili rimedi.»
«Credo che ciò sia molto importante.»
«Iniziamo con il chiarire molto puntualmente le cause. Lei deve sapere, mio caro amico, che la ragione radicale dell'incresciosa situazione presente è null'altro che il prelievo fiscale. Tasse, mio caro amico, partiamo a considerare le tasse.»
«Lei ha il dono della sintesi, Helmut. Pressione fiscale troppo alta!»
«E' l'orribile piaga degli stati: balzelli a dismisura. E la gente paga tutto, fino all'ultimo centesimo!»
«In realtà aumentando le tasse ecco che si aumenta l'evasione...»
«Sciocchezze. E' chiaro che lei è completamente digiuno di economia. Uno dei postulati di questa affascinante disciplina è proprio questo: quando un stato eleva una tassa, tutti corrono a pagarla...»
«Grothe, lei è un formidabile idiota. »
«... e questo causa nel sistema un mostruoso aumento di liquidità. Da qui la radice di tutti i mali. Gli stati incauti nel tassare vedono le loro casse riempirsi a dismisura di contanti e non riescono ad impiegare utilmente questo danaro fresco. »
«Beh, in effetti sono diversi anni che ho la sensazione che le cose vadano così.»
«E qui si giunge al nodo della crisi: gli stati orribilmente ricchi consegnano i soldi a una persona ben nota perché li porti “in un luogo sicuro sicuro”»
«Una persona “ben nota”... non vorrà intendere per caso il signor T****»
«Proprio lui.»
«Ah, ora tutto è chiarissimo!»
«Il signor T****, come tutti sappiamo da anni, nottetempo porta la valigetta coi soldi degli Stati Nazionali non in un luogo “sicuro sicuro”, ma in luoghi noti a lui solo. Dopodiché si dilegua e sparisce nel nulla.»
«Sappiamo bene le abitudini del signor T****... ma le ricevute?»
«Caro amico, non sia ingenuo. E noto a tutti quanto valgano le ricevute che il signor T**** rilascia agli Stati Nazionali! Meno di nulla. Su alcune, addirittura, non è neppure stampato il nome del signor T**** per esteso. Per quanto riguarda poi il numero di telefono... Beh, val la pena di sorvolare per non prender d'aceto, mio caro! Le dico solo che sono anni che cerco inutilmente di convincere gli Stati Nazionali a non dare più tutti i loro soldi al signor T****: Invano. Proprio ieri sera, scendendo col mio cane verso le venti, mi è capitato di incontrare il signor T**** che si recava chissà dove portando con sé il bilancio nazionale della Danimarca in contanti. Mi lasci dire che ho avuto la tentazione di colpirlo con un pugno!»
«Avrebbe dovuto farlo. Le banche centrali europee sarebbero uscite dalla crisi senza batter ciglio.»
«Eh, troppo comodo, amico mio. Troppo comodo! E' ora che gli Stati Nazionali la smettano di dare per scontato il mio aiuto e facciano da soli. Una sera che dovessi scendere col cane diciamo intorno alle 18.00, il signor T**** avrebbe tutto il tempo di svignarsela coi soldi quando io mi fossi già coricato. Occorre più attenzione.»
«Dunque, cosa consiglia per uscire dalla crisi?»
«Che si faccia una bellatelefonata al signor T**** intimandolo di smetterla con certi comportamenti, diamine! Che qualche primo ministro si prenda la responsabilità di chiamare il signor T**** in orario dei pasti, quando sarà più facile rintracciarlo, e gli chieda con voce ferma e risoluta “allora, dove sono i nostri soldi”?»
«E se il signor T**** non dovesse rispondere o dovesse farsi negare?»
«Allora si agisca da uomini, peridana! Gli Stati Nazionali facciano questa benedetta riunione che invoco da anni...»
«Sì, ricordo vivamente i suoi interventi al palazzo delle Nazioni Unite e alla Banca Centrale Europea. Come parlò con voce ferma e decisa mentre lanciava tra il pubblico petardi cinesi per farsi ascoltare!»
«... si faccia questa benedetta riunione tra Stati industrializzati del mondo, si coordini una delegazione rappresentativa dei parlamenti di tutti gli Stati Nazionali e la si mandi sotto casa del signore T**** ad aspettarlo. Anche tutto il giorno se occorre!»
«Lei non ama certo le mezze misure, Helmut.»
«Ah, affatto. E le dico, quando il signor T**** scenderà, allora non potrà più sfuggire ai delegati di tutti gli Stati Nazionali. Gli si chiederà con voce chiara e ferma dove ha nascosto per tutti questi anni tutti i fondi di tutte le nazioni europee. Scuotendo anche il bavero della sua giacca, se necessario!»
«Grothe, la risoluta fermezza è un conto. Ma scuotere il bavero a un gentiluomo, per strada, davanti ai passanti... »
«E allora cosa dovremo fare? No, caro amico, no. Qui si è passato il segno. La crisi sta inghiottendo risorse e rovinando gli stati. Qui occorre usare mano ferma e decisa. Si scuota il bavero finchè il signore T**** non parla. E se ancora fosse reticente... »
«Non vorrà dire che...»
« Certo, caro amico. Se il signor T**** fosse ancora reticente, allora gli Stati Nazionali potrebbero anche arrivare a buttargli giù il cappello con un manrovescio sulla nuca. Col cappello in terra la vedremo cosa sarà in grado di replicare il signor T****»
«Helmut! Il cappello in terra! Ma si rende conto di ciò che dice? Ascoltarla così mi fa orrore. Lei ragiona con una brutalità inaspettata, quasi animale.»
«Preferirebbe tenersi la crisi economica presente? »
«Beh, no, questo no.»
«E allora si vada sotto casa del signor T**** e si chiarisca dove si trovano i soldi una volta per tutte. E ora chiudiamo questo ozioso argomento.»
(dette queste parole, il Grothe, da quell'illuminato economista che era mi diede un violento calcio che mi fece atterrare supino nella sabbia. Poi mi tolse il portafogli e si dileguò. Non lo avrei visto fino alla settimana seguente, quando sarebbe ritornato a soccorrermi dopo aver speso tutti i miei soldi in vino e spettacoli di canto corale).
Odiavo profondamente Helmut Grothe.
Dopo molti anni dalla sua morte lo odio, se possibile, ancora di più. Eppure, non sono mai riuscito a trascorrere un'estate della mia giovinezza se non in sua compagnia. Sempre in una sontuosissima villa a Brioni.
Il Grothe all'inizio dell'estate forzava la serratura della porta di quell'edificio austero e lussuosissimo e noi, per settimane, lo occupavamo abusivamente, aspettando che verso settembre qualcuno notasse la nostra presenza e chiamasse infine la polizia politica titoista a cacciarci. Non vi era alcun modo di rilassarsi in quelle estati.
Ogni mattina il Grothe, ossessionato dalla relazione profonda tra l'alba, la fatica fisica e la discussione della filosofia, mi destava dal sonno alle quattro precise, rovesciando secchi di acqua gelata nel mio letto, mi avvolgeva nelle coperte e mi trascinava in spiaggia urlante e scalciante. Sulla rena io e lui, nel pacato silenzio dell'aurora, ci caricavamo sulle spalle zaini pieni di sassi e camminavamo per ore lungo la battigia, parlando tra noi, fino al meriggio. A quel punto il sole meridiano aveva già stremato entrambi: con un lieve sorriso sulle labbra il Grothe affardellato dallo zaino si abbatteva di consueto su di me e io svenivo imprecando e riflettendo sulle parole dette tra noi.
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