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« Che buffi I bambini nei suoi racconti di Natale Helmut! E che belle storie: me ne racconti ancora una.»
« E va bene. C'era una volta una grande famiglia numerosa che aspettava felice il Natale. Tutti insieme avevano addobbato l'albero, fatto il presepe, intrecciato ghirlande...»
«Il papà fumava la sua pipa davanti al camino...»
«No. Il papà non c'era: era una famiglia formata solo da una vecchia signora delll'Arizona e da tredici infermiere senegalesi»
«Che bella famiglia! Chissà che festa a Natale!»
«Sì, fu una festa grandissima quando Santa Claus scese dal camino la notte di Natale. Tutte le infermiere senegalesi attendevano con gioia il suo arrivo.»
«E quando finalmente arrivò...»
«Non arrivò mai. Il camino era stretto e Santa Claus si incastrò: fece la fine del topo e tirarono fuori il suo cadavere solo verso Febbraio»
«E la magia del Natale?»
«La magia del Natale si compì l'anno seguente: le infermiere avevano conservato il cadavere nella formaldeide. Quando arrivò la notte di Natale lo ricomposero e lo ficcarono nel camino dei vicini. Poi chiamarono la polizia e lo fecero ritrovare. In questo modo nessuno accusò mai le tredici infermiere senegalesi di omicidio e occultamento di cadavere. E ora ho sonno. Andiamo a letto!»
Amavo molto passare il Natale assieme a Helmut Grothe: ogni vigilia mi avvicinavo guardingo alla sua casa, arrancando nella neve ammucchiata sul vialetto e lui, ogni volta, mi accoglieva festoso spalancando la porta, puntandomi un fucile contro e facendo fuoco al grido: «fuori dalla mia proprietà!». Con gioia scampavo la rosa di pallini e, nascondendomi nel sottoscala, aspettavo paziente che il Grothe si calmasse.
A notte alta, risalivo cauto le scale fino al salotto nel quale trovavo Helmut appisolato come un bimbo davanti all’albero di Natale con ancora la doppietta carica sulle ginocchia. In silenzio lo disarmavo, lo avvolgevo in una coperta e quando ero ben sicuro di averlo stretto in un caldo abbraccio di lana e di amore, a calci lo gettavo nel camino gridando euforico : « anche quest'anno noi sei riuscito a beccarmi, brutto figlio d'un cane. Ora crepa!».
Il Grothe ustionato, usciva dalle fiamme urlando e si avventava contro di me.
Ci azzuffavamo rotolando nella luce incerta del calore del ciocco di Natale, con l'unico sottofondo del crepitìo del fuoco...
Infine trovavamo pace, ansimanti, agli angoli opposti della sala. Ci si versava un buon bicchiere e i racconti prendevano vita...
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