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« Che storie di Natale meravigliose Helmut! Ne ha altre così belle?»
« Certamente. Ma ora mi ridia il fucile.»
« Non ci penso neanche. Mi racconti un'altra storia.»
« E va bene: in una cittadina viveva una donna molto malvagia...»
« Quanto malvagia?»
« Così malvagia che quando un vicino le chiedeva "come va" lei diceva "male", spiegava esattamente il perché e il percome, tirava fuori i suoi esami del sangue e delle urine riferiva nel dettaglio ogni suo malessere.»
« Che perfidia! »
« Ebbene, tutti odiavano quella donna e le auguravano ogni sorta di male. Quando il Natale si avvicinava chiedevano a Santa Claus di farla morire, ma lei si faceva beffe dell'odio della gente e diceva "più mi odiate più sto in salute e non sarà quel panzone di Santa Claus ad uccidermi". Ma quella notte di Natale Santa Claus andò a visitare la vecchia signora e... »
«E la uccise! »
«No, affatto. Le chiese semplicemente se poteva usare il suo gabinetto e la signora rispose cortesemente di sì. »
« Allora non era così malvagia!»
« Non era affatto malvagia, chi le ha detto questo? »
« Lo ha detto lei prima! »
« Sciocchezze... ho detto che era una famosa culturista. Infatti Santa Claus le regalò un attrezzo da muro per fare esercizio. La donna fissò l'attrezzo sul muro, cominciò ad allenarsi ma il muro cadde e la donna morì. »
« E i vicini? »
« Morirono anche loro, poiché il muro era un muro portante del condominio »
Amavo molto passare il Natale assieme a Helmut Grothe: ogni vigilia mi avvicinavo guardingo alla sua casa, arrancando nella neve ammucchiata sul vialetto e lui, ogni volta, mi accoglieva festoso spalancando la porta, puntandomi un fucile contro e facendo fuoco al grido: «fuori dalla mia proprietà!». Con gioia scampavo la rosa di pallini e, nascondendomi nel sottoscala, aspettavo paziente che il Grothe si calmasse.
A notte alta, risalivo cauto le scale fino al salotto nel quale trovavo Helmut appisolato come un bimbo davanti all’albero di Natale con ancora la doppietta carica sulle ginocchia. In silenzio lo disarmavo, lo avvolgevo in una coperta e quando ero ben sicuro di averlo stretto in un caldo abbraccio di lana e di amore, a calci lo gettavo nel camino gridando euforico : « anche quest'anno noi sei riuscito a beccarmi, brutto figlio d'un cane. Ora crepa!».
Il Grothe ustionato, usciva dalle fiamme urlando e si avventava contro di me.
Ci azzuffavamo rotolando nella luce incerta del calore del ciocco di Natale, con l'unico sottofondo del crepitìo del fuoco...
Infine trovavamo pace, ansimanti, agli angoli opposti della sala. Ci si versava un buon bicchiere e i racconti prendevano vita...
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