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IL GRANDE PROTAGONISTA DELLE COMPARSATE

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I PICCOLI DECORATORI DI NATALE

  «Cominci pure lei Helmut...»

«Cane bastardo, mi restituisca subito il fucile! »

« Più tardi, Helmut, ora mi regali, la prego, un bel racconto di Natale.»

«E va bene. C'era, quell'anno una casa piccola, piccolissima, così piccola che non era segnata nemmeno sulle carte geografiche.»

«Nessuna casa è segnata sulle carte geografiche Grothe, brutto idiota!»

« Ah no? ... tanto peggio. Beh, in quella casa viveva una famiglia poverissima, così povera che non aveva neppure un paragone per definirsi più povera.»

«Terribile!»

«La madre di quella famiglia, una donna così povera da non aver neppure un nome, avvicinandosi il Natale disse ai suoi figli: "la nostra casa è così povera che Santa Claus non vorrà venire a trovarla. per voi non ci saranno regali, bimbi miei"»

«E i bimbi che dissero?»

«Non dissero nulla. la donna era così povera che non poteva permettersi neppure dei figli. Comunque, pensando che Santa Claus non avrebbe visitato al sua misera casa, la donna pregò tra sé e sé: "se solo accadesse un miracolo! se solo qualcosa trasformasse questa povera casa in un luogo degno di Santa Claus!". Qualcuno ascoltò la sua preghiera e quella notte.»

«Quella notte, dal cielo scesero dei folletti e...»

«Quella notte la donna crepò. La casa rimase vuota per mesi e mesi poi fu messa all'asta. Fu acquistata da un ricco salumiere che volle farne una pizzicheria alla moda. Arrivarono dei decoratori, la casa fu completamente ristrutturata e il salumiere guadagnò grosse cifre.»

« E Santa Claus?»

« Santa Claus ovviamente non esiste, brutto idiota!»

  

Amavo molto passare il Natale assieme a Helmut Grothe: ogni vigilia mi avvicinavo guardingo alla sua casa, arrancando nella neve ammucchiata sul vialetto e lui, ogni volta, mi accoglieva festoso spalancando la porta, puntandomi un fucile contro e facendo fuoco al grido: «fuori dalla mia proprietà!». Con gioia scampavo la rosa di pallini e, nascondendomi nel sottoscala, aspettavo paziente che il Grothe si calmasse.

A notte alta, risalivo cauto le scale fino al salotto nel quale trovavo Helmut appisolato come un bimbo davanti all’albero di Natale con ancora la doppietta carica sulle ginocchia. In silenzio lo disarmavo, lo avvolgevo in una coperta e quando ero ben sicuro di averlo stretto in un caldo abbraccio di lana e di amore, a calci lo gettavo nel camino gridando euforico : « anche quest'anno noi sei riuscito a beccarmi, brutto figlio d'un cane. Ora crepa!».

Il Grothe ustionato, usciva dalle fiamme urlando e si avventava contro di me.

Ci azzuffavamo rotolando nella luce incerta del calore del ciocco di Natale, con l'unico sottofondo del crepitìo del fuoco...

Infine trovavamo pace, ansimanti, agli angoli opposti della sala. Ci si versava un buon bicchiere e i racconti prendevano vita...

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